articolo Tempo libero Girovagando
Calabria: punta dello stivale e Regione verace e accogliente. 5 cose da fare in questa terra durante un viaggio. freccegiovedì 17 ottobre 2013

Quando parliamo della Calabria, estremità della nostra Italia e Regione genuina e ospitale (non credo di essere di parte, aldilà dei mali storici che ci attanagliano), dobbiamo pensare ad una territorio che ingloba paesaggi differenti: dall’Altopiano della Sila alla Piana di Sibari; dall’Aspromonte alla Piana di Gioia Tauro, fino agli scorci suggestivi che regalano lo Ionio e il Tirreno. Ecco perché voglio menzionare 5 cose possibili da fare in Calabria durante un viaggio - ce ne sarebbero almeno cento in ogni caso - per chi al di sopra di Roma ci osserva e ci scruta come una terra in cui accadono strani eventi o considera la nostra ospitalità troppo “accentuata”; per quei Calabresi che non hanno idea delle ricchezze storico-naturali che possiede questa Regione e per quelli che, invece, lo sanno e vanno via con un senso di sconfitta e quando ritornano, è come se fosse sempre la prima volta.

Ma veniamo alle esperienze itineranti che ho scelto di questa Calabria ricca di: sapori, tradizioni, musei, festival e spiagge baciate dal sole. In Calabria bisogna assolutamente:
  1. Godere della Costa tra Punta Stilo, conosciuta anche come Capo Stilo, e Capo Spartivento (vecchio Promontorio di Eracle durante il periodo greco Romano), località nel comune di Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria. Brancaleone è stata insignita del titolo di “Città delle tartarughe di mare”, per via delle uova deposte da una delle tartarughe più comuni nel Mediterraneo, la Caretta caretta, rendendo questa zona il tratto principale in Italia di deposizione. Questa area, intercorrente dunque tra i due capi, è conosciuta come Riviera dei Gelsomini: un percorso odoratissimo fiancheggiato da spiagge dalla sabbia dorata, dall’acqua limpida e dalle colline argillose.
  2. Visitare l’Abbazia Florense a San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza. Questo edificio è una delle più grandi costruzioni religiose della Calabria e unitamente al Santuario di San Francesco di Paola, rappresenta l’istituzione religiosa più considerevole della provincia di Cosenza. La sua costruzione coincide con la nascita della cittadina. Fu Gioacchino da Fiore nel 1189 a fondarla. L’abate che andò alla ricerca di una nuova spiritualità, entrò in contatto con diversi ordini monastici e visitò qualche Abbazia prima di erigerla e dedicarla a San Giovanni Evangelista. La struttura presenta un massiccio portale gotico e un abside con sette aperture. Ma veniamo al borgo. San Giovanni in Fiore detiene una nobile tradizione per i tessuti e i ricami. Non si può andare via dal paese senza aver provato la pitta ‘mpigliata, dolce natalizio composto da tante piccole rose ricolme di noci, mandorle, pinoli, uvetta e frutta secca. Distante pochi chilometri da San Giovanni in Fiore troviamo il lago Ampollino: tra i più ampi laghi artificiali della Calabria che a sua volta si trova vicino il Villaggio Palumbo, destinazione di weekend e ferie invernali, molto apprezzato anche d’estate. Quì per un periodo veniva organizzato un festival di un certo riscontro nazionale, l’Ampollino Sound, che per quasi una settimana, riuniva giovani provenienti da tutta la penisola. Da queste parti si può praticare la pesca, in particolar modo di trote, ma anche affittare canoe e windsurf. Per i più pigri, consiglio un’esperienza del tutto mistica: mangiare un miracoloso panino con la salsiccia (solo in Sila si può incontrare cotanta bontà), accasciandosi sulle rive del lago.
  3. Fare uno spuntino con il gelato di Pizzo. Pizzo è una cittadina di mare in provincia di Vibo Valentia, situata su un promontorio al centro del Golfo di Sant’Eufemia. E’ rinomata, perché ci morì Gioacchino Murat, generale francese, re di Napoli e maresciallo dell’Impero con Napoleone Bonaparte, che esalò l’ultimo respiro nel castello del 1400 del paese (da vedere all’interno del castello il museo a lui dedicato.) Ben altro motivo che rende Pizzo molto famosa, è il suo tartufo difficilmente imitabile, nonché il suo gelato. Sui cartelloni stradali appare la scritta “Città del gelato” e a questo è stato assegnato il marchio di Igp: indicazione geografica protetta.
  4. Sentirsi in una Fiaba a Santa Severina. Questo paese in provincia di Crotone, sorge a metà tra il mare e i monti della Sila ed è posizionato su una rupe in mezzo ad un’enorme vallata. Uno dei “borghi medievali più belli d’Italia”(titolo assegnatoli), in cui si presenta una delle più alte concentrazioni di beni storico-artistici e un centro storico capace di suscitare immagini appartenenti ad epoche lontane. L’imponente castello di origine bizantina vede nel tempo l’avvicendarsi di popoli come i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi. Altri tesori che meritano una visita sono: il battistero, la Cattedrale del XII secolo, la chiesa di Santa Filomena del periodo bizantino-normanno, la chiesa dell’Addolorata con un suggestivo altare barocco. A Santa Severina, la favola prende forma tra maggio e giugno, quando fate, streghe, principi riempiono le strade della città, in nome della rassegna “Castelfiaba” giunta alla XIII edizione la quale coinvolge le scuole.
  5. Fare un salto a Curinga. Comune della provincia di Catanzaro, sorge su una collina nel lametino. Si trova nel punto più stretto della Calabria, in una collocazione che vede il Mar Tirreno e il Mar Ionio distare solo 40 km. Due monumenti degni di nota a Curinga sono: l’eremo di Sant’Elia, questa fortezza con la cupola di pietra a forma di cerchio che si ritrova al’interno di una base quadrata e un enorme platano che sta nei dintorni dell’eremo. Un albero millenario di 20 metri di altezza e 16 di larghezza, una pianta che non si trova in Italia allo stato naturale. Le sue origini potrebbero essere legate all’eremo, poiché è probabile che qualche religioso avesse portato i semi dalla sua terra. Riscoperto grazie al lavoro del Wwf, i cittadini di Curinga l’hanno omaggiato attraverso un mosaico che ripercorre la forma.
Giunti alla fine, non mi resta che dire che questa è la Calabria che non ti aspetti, un posto in cui sono abbondanti le testimonianze della natura e quelle storiche, in cui una maggiore coesione tra gli operatori culturali potrebbe rappresentare il volano per l’economia; perché siamo sinceri, se quello che io vi ho raccontato fosse appartenuto ad esempio alla Toscana, ci sarebbe stata la fila nel resto del Mondo per accorrere. Servono le cose di sempre, allora: la qualità dei servizi e soprattutto l’effettiva presenza di questi ultimi. Per il resto, un giorno, forse, riusciremo ad allontanarci da quell’aurea di inferiorità che la storia sembra aver regalato alla Calabria e in cui, spesso, sembra più comodo rimanere per qualcuno. Allora lasciatevi andare, e non dimenticatevi se avete del tempo di degustare: un Cirò, una gassosa al caffè, la sardella di Crucoli e la ‘nduja di Spilinga. Buon viaggio!

©  RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica  Otranto Godano - vedi tutti gli articoli di Veronica  Otranto Godano



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Ma veniamo alle esperienze itineranti che ho scelto di questa Calabria ricca di: sapori, tradizioni, musei, festival e spiagge baciate dal sole. In Calabria bisogna assolutamente:
  1. Godere della Costa tra Punta Stilo, conosciuta anche come Capo Stilo, e Capo Spartivento (vecchio Promontorio di Eracle durante il periodo greco Romano), località nel comune di Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria. Brancaleone è stata insignita del titolo di “Città delle tartarughe di mare”, per via delle uova deposte da una delle tartarughe più comuni nel Mediterraneo, la Caretta caretta, rendendo questa zona il tratto principale in Italia di deposizione. Questa area, intercorrente dunque tra i due capi, è conosciuta come Riviera dei Gelsomini: un percorso odoratissimo fiancheggiato da spiagge dalla sabbia dorata, dall’acqua limpida e dalle colline argillose.
  2. Visitare l’Abbazia Florense a San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza. Questo edificio è una delle più grandi costruzioni religiose della Calabria e unitamente al Santuario di San Francesco di Paola, rappresenta l’istituzione religiosa più considerevole della provincia di Cosenza. La sua costruzione coincide con la nascita della cittadina. Fu Gioacchino da Fiore nel 1189 a fondarla. L’abate che andò alla ricerca di una nuova spiritualità, entrò in contatto con diversi ordini monastici e visitò qualche Abbazia prima di erigerla e dedicarla a San Giovanni Evangelista. La struttura presenta un massiccio portale gotico e un abside con sette aperture. Ma veniamo al borgo. San Giovanni in Fiore detiene una nobile tradizione per i tessuti e i ricami. Non si può andare via dal paese senza aver provato la pitta ‘mpigliata, dolce natalizio composto da tante piccole rose ricolme di noci, mandorle, pinoli, uvetta e frutta secca. Distante pochi chilometri da San Giovanni in Fiore troviamo il lago Ampollino: tra i più ampi laghi artificiali della Calabria che a sua volta si trova vicino il Villaggio Palumbo, destinazione di weekend e ferie invernali, molto apprezzato anche d’estate. Quì per un periodo veniva organizzato un festival di un certo riscontro nazionale, l’Ampollino Sound, che per quasi una settimana, riuniva giovani provenienti da tutta la penisola. Da queste parti si può praticare la pesca, in particolar modo di trote, ma anche affittare canoe e windsurf. Per i più pigri, consiglio un’esperienza del tutto mistica: mangiare un miracoloso panino con la salsiccia (solo in Sila si può incontrare cotanta bontà), accasciandosi sulle rive del lago.
  3. Fare uno spuntino con il gelato di Pizzo. Pizzo è una cittadina di mare in provincia di Vibo Valentia, situata su un promontorio al centro del Golfo di Sant’Eufemia. E’ rinomata, perché ci morì Gioacchino Murat, generale francese, re di Napoli e maresciallo dell’Impero con Napoleone Bonaparte, che esalò l’ultimo respiro nel castello del 1400 del paese (da vedere all’interno del castello il museo a lui dedicato.) Ben altro motivo che rende Pizzo molto famosa, è il suo tartufo difficilmente imitabile, nonché il suo gelato. Sui cartelloni stradali appare la scritta “Città del gelato” e a questo è stato assegnato il marchio di Igp: indicazione geografica protetta.
  4. Sentirsi in una Fiaba a Santa Severina. Questo paese in provincia di Crotone, sorge a metà tra il mare e i monti della Sila ed è posizionato su una rupe in mezzo ad un’enorme vallata. Uno dei “borghi medievali più belli d’Italia”(titolo assegnatoli), in cui si presenta una delle più alte concentrazioni di beni storico-artistici e un centro storico capace di suscitare immagini appartenenti ad epoche lontane. L’imponente castello di origine bizantina vede nel tempo l’avvicendarsi di popoli come i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi. Altri tesori che meritano una visita sono: il battistero, la Cattedrale del XII secolo, la chiesa di Santa Filomena del periodo bizantino-normanno, la chiesa dell’Addolorata con un suggestivo altare barocco. A Santa Severina, la favola prende forma tra maggio e giugno, quando fate, streghe, principi riempiono le strade della città, in nome della rassegna “Castelfiaba” giunta alla XIII edizione la quale coinvolge le scuole.
  5. Fare un salto a Curinga. Comune della provincia di Catanzaro, sorge su una collina nel lametino. Si trova nel punto più stretto della Calabria, in una collocazione che vede il Mar Tirreno e il Mar Ionio distare solo 40 km. Due monumenti degni di nota a Curinga sono: l’eremo di Sant’Elia, questa fortezza con la cupola di pietra a forma di cerchio che si ritrova al’interno di una base quadrata e un enorme platano che sta nei dintorni dell’eremo. Un albero millenario di 20 metri di altezza e 16 di larghezza, una pianta che non si trova in Italia allo stato naturale. Le sue origini potrebbero essere legate all’eremo, poiché è probabile che qualche religioso avesse portato i semi dalla sua terra. Riscoperto grazie al lavoro del Wwf, i cittadini di Curinga l’hanno omaggiato attraverso un mosaico che ripercorre la forma.
Giunti alla fine, non mi resta che dire che questa è la Calabria che non ti aspetti, un posto in cui sono abbondanti le testimonianze della natura e quelle storiche, in cui una maggiore coesione tra gli operatori culturali potrebbe rappresentare il volano per l’economia; perché siamo sinceri, se quello che io vi ho raccontato fosse appartenuto ad esempio alla Toscana, ci sarebbe stata la fila nel resto del Mondo per accorrere. Servono le cose di sempre, allora: la qualità dei servizi e soprattutto l’effettiva presenza di questi ultimi. Per il resto, un giorno, forse, riusciremo ad allontanarci da quell’aurea di inferiorità che la storia sembra aver regalato alla Calabria e in cui, spesso, sembra più comodo rimanere per qualcuno. Allora lasciatevi andare, e non dimenticatevi se avete del tempo di degustare: un Cirò, una gassosa al caffè, la sardella di Crucoli e la ‘nduja di Spilinga. Buon viaggio!

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Veronica  Otranto Godano - vedi tutti gli articoli di Veronica  Otranto Godano



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